Le persone salvano le foto sul computer o sull’hard disk perchè sono un ricordo e qualche volta le si rispolvera, magari insieme ad amici e parenti, per vedere le gesta dei tempi che furono.
Ma non si salvano se non per guardarle. Il fine delle foto sono le foto stesse. A meno che non si ci occupi di statistica.
Da un po’ di tempo invece non è più così. Nei computer degli appassionati di machine learning hanno iniziato a comparire cartelle nuove che iniziano tutte con la parola ‘dataset’, cioè set di dati. Perchè le creano? Servono per giocherellare con i programmi di intelligenza artificiale che hanno un bisogno spietato di dati, ne sono assetati.
Esempio: far sì che un programma riconosca la forma di un albero. Niente di più facile. Ma si ha bisogno di migliaia di foto di alberi, decine di migliaia, cosi chè l’algoritmo ne sappia riconoscere di: spogli, ispidi, folti, etc.
E non è finita qui. Questi programmi, dopo aver visto migliaia di foto di alberi, sono capaci di generare altrettanti alberi, perchè ne hanno imparato la forma e li possono disegnare.
Questo mi ha dato modo di capire che io non salvo più le foto solo per le foto stesse. Le salvo perché esse costruiscono un mondo.
Non ho, intendiamoci, nessuna pretesa personale. Tutti i file presenti nel mio computer (2 TB di roba) non valgono quasi praticamente niente. Ma uniti ai dati di tutti gli altri, assumono invece un valore inquantificabile.
Il senso di quello che sto dicendo lo potete sperimentare in questo modo: aprite Google Foto e iniziate a caricare lì le vostre foto e video. Comparirà, in cima alla pagina, un assistente virtuale capace di distinguere oggetti e luoghi tra i vostri album. Ecco un esempio della categoria ‘cose’:
Io credo che tutti questi miei scatti prima o poi finiranno cancellati. Ma non prima di essere dati in pasto ad un grande ente virtuale che verrà nei prossimi anni. Diamogli un nome: supponiamo si chiami ‘grande intelligenza artificiale’.
Il potenziale di cui quest’ipotetico ente potrebbe usufruire è qualcosa nell’ordine dello zettabyte (1 triliardo di bytes). E’ come se tutte le nostre foto, video, documenti, etc. siano una enorme bomba che sta per scoppiare. Finché i file rimangono isolati nei meandri di cartelle e subcartelle non creano valore aggiunto, ma quando vanno nel cloud e diventano connessioni di una enorme intelligenza artificiale, allora il risultato potrebbe sorprendere.